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Su Twitter Trump vince 7 a 1 contro Clinton

Una percentuale enorme di discussioni legate alle elezioni su Twitter non proviene da esseri umani, ma da bots. La maggior parte di questi bots sta spingengo a favore di Trump, secondo un paper pubblicato il 27 Ottobre dal progetto Computational Propaganda dell’università di Oxford.

Durante il terzo dibattito per le presidenziali, i Twitter bots che condividevano contenuti pro-Trump hanno battuto in numero i bots pro-Clinton per 7 a 1. Nello spazio tra il primo e il secondo dibattito inoltre, più di un terzo dei tweet pro-Trump erano generati da bots, mentre la “quota bots” dei tweet pro-Clinton si è fermata ad un quinto.

Un Twitter bot è un account automatizzato da software per agire senza supervisione umana. I bots possono fare un retweet, mettere like e rispondere ad altri tweet. Possono anche seguire altri account e tweetare di propria iniziativa.

I ricercatori dell’università di Oxford hanno osservato nel periodo 19-22 Ottobre come gli account Twitter con elevati livelli di automazione, che hanno cioè prodotto più di 200 tweet con un hashtag relativo al dibattito o che menzionava un candidato, hanno costituito circa il 25% del traffico Twitter intorno al dibattito finale.

Il problema con la profusione di attività automatiche su Twitter, come vi direbbe ogni social media manager che si rispetti, è che le campagne, inclusa quella per la corsa alla presidenza, spesso misurano il loro successo proprio attraverso la quantificazione di attività su Twitter e altri social media. Come è facile intuire a questo punto è terribilmente difficile discernere tra tweet, retweet e like di veri supporter e quelli generati da bots.

Durante tutta la corsa, Trump ha criticato il valore dei sondaggi. Sono truccati, dice. Al contrario, la sua campagna cerca costantemente di portare l’attenzione degli Americani sul fatto di come lui sia diventato virale sui social media, quella si, sostiene Trump, è una misura valida della popolarità di un candidato.

Il terzo dibattito è arrivato sulla scia dello scandalo per la registrazione in cui Trump si vantava di donne che lo aggredivano sessualmente, registrazione che è diventata virale sui social media. E’ proprio in occasione di questa ondata di attività ostili a Trump su Internet che il magnate è passato al contrattacco usando il maggior numero di tweet automatizzati.

Sempre di più i giornalisti usano Twitter per riportare storie e dimostrare il pubblico interesse verso qualcosa riportando tweet dentro articoli di giornale, o leggendoli alla radio o in TV. E’ un modo molto efficace per portare la voce del pubblico all’interno di una discussione politica, anche se, ad essere onesti, l’abbondanza di voci non porta quasi mai ad una migliore discussione. Tenendo a mente che una gran parte del volume di attività registrate su Twitter non provengono da persone reali, bisogna concludere che la presenza cospicua sui social media non è sempre dimostrazione di genuinità.

Donald Trump ama ricordare come lui sia molto più popolare di Hillary Clinton sui social media. In effetti lui ha 12.9 milioni di followers su Twitter, mentre Clinton 10.1 milioni. Peccato sia molto difficile dire quanto di questi numeri sia composto da veri sostenitori o da bots.

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articolo originale: recode.net

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